A fine settembre sono iniziati i bombardamenti russi contro il “Califfato” e le milizie jihadiste. L’aviazione russa ha colpito caserme e postazioni militari, fabbriche e depositi di munizioni, centri di comando e campi di addestramento. La Russia impiega in Siria il meglio della propria tecnologia militare: dalla base militare di Tartus (Siria), partono i 36 aerei da combattimento della Sukhoi (12 Su-24, 12 Su-25, 6 Su-34 e 6 Su-30) e 12 elicotteri d’attacco (MI 24); a questi si aggiungono i missili da crociera Kalibr, lanciati dalle navi da guerra presenti nel Mar Caspio, che dopo aver sorvolato l’Iran e l’Iraq entrano in Siria e colpiscono gli obbiettivi. L’ambasciatore siriano a Mosca, Riyad Haddad, ha dichiarato che in una settimana di bombardamenti le forze armate russe hanno distrutto circa il 40% delle infrastrutture del sedicente “Stato Islamico” e ucciso centinaia di gihadisti. (1)
Come in tutte le guerre, le sole operazioni aeree non consentono la conquista o la liberazione di un territorio, ma è sempre necessaria un’offensiva terrestre. Per questo motivo l’esercito siriano, appoggiato dalle milizie iraniane e dagli Hezbollah libanesi, sta conducendo un’offensiva terrestre contro le zone occupate dal “Califfato” e dalle milizie takfiriste. Lo scopo dell’offensiva russo – siriana è quello di chiudere il confine turco dal lato siriano, dove arrivano i rifornimenti ai ribelli (ISIS incluso). Tale offensiva sarà più efficace se avrà il sostegno dell’esercito iracheno e dei Curdi.
L’uso di missili da crociera lanciati da navi militari dimostra che l’esercito russo ha le armi e la preparazione che gli consente di sfidare la Nato. I Russi non avevano mai effettuato un attacco missilistico di quella portata dalle loro navi da guerra; mentre gli Stati Uniti e la Gran Bretagna hanno impiegato in più occasioni i missili da crociera Tomahawk per colpire le truppe serbe nel 1995 e nel 1999, l’Iraq tra il 1991 e il 2003, l’Afghanistan nel 1998 e nel 2001, la Libia nel 2011 e l’ISIS all’inizio della campagna militare della Coalizione.
L’efficacia degli attacchi aerei russi è legata alla stretta collaborazione con l’esercito siriano, che da terra trasmette le coordinate degli obbiettivi da colpire. In questo modo la popolazione è risparmiata; sempre che i terroristi non usino i civili come scudi umani. Gli Stati Uniti adottano una tattica irresponsabile e criminale: l’uso massiccio dei droni e di bombardamenti non supportati da un efficace servizio d’informazione. Per questo motivo i loro bombardamenti hanno provocato migliaia di vittime tra la popolazione civile. L’ultimo “incidente” è del 3 ottobre: l’aviazione americana ha colpito l’ospedale di Kunduz (Afghanistan), provocando la morte di 22 persone, tre delle quali erano bambini. L’intervento russo, pur essendo diverso da quello americano, sta provocando la fuga di migliaia di persone dalle zone di guerra e non è escluso che provochi vittime civili. Questi sono i costi della guerra e per questo dobbiamo evitarla.
L’intervento russo è stato chiesto da Damasco per porre fine a un conflitto che da oltre quattro anni affligge la Siria: 215.000 morti (quasi un terzo civili), circa 3.800.000 profughi (molti arrivano in Europa), danni incalcolabili al patrimonio artistico del Paese, 13 milioni di Siriani ridotti in povertà. (2)
Guerre imperialiste camuffate da crociate umanitarie sono le campagne militari guidate dagli Stati Uniti: Balcani, Afghanistan, Iraq, Libia e Siria. Interventi militari compiuti senza ottenere l’assenso delle nazioni coinvolte, oltre il mandato dell’ONU (la protezione della popolazione civile e la difesa del diritto internazionale) e con lo scopo di abbattere governi ostili agli interessi statunitensi o a quelli dei loro alleati.
La Russia è un Paese serio, non si nasconde dietro la maschera della “crociata umanitaria”. Il suo intervento in Siria persegue obiettivi chiari e precisi: sostenere un Paese alleato fin dai tempi dell’Unione Sovietica; difendere la base Tartus, minacciata dall’avanzata delle milizie gihadiste (punto strategico per assicurare alla Russia il controllo del Medio Oriente e del Mediterraneo); colpire il salafismo armato (migliaia di volontari caucasici combattono in Siria al fianco dell’ISIS e delle altre formazioni analoghe); dimostrare al mondo che la Russia è ancora una superpotenza capace di determinare gli equilibri internazionali. Infatti, in Siria come in Ucraina, si confrontano la Russia e la Nato, affiancate dai rispettivi alleati; la posta in gioco è il controllo dell’Eurasia e la creazione di un nuovo ordine mondiale sulla “grande scacchiera” di Brzezinski (1997).
In Siria la politica degli Stati Uniti è stata un fallimento. La coalizione anti ISIS (Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Turchia, Arabia Saudita e Qatar), dopo oltre un anno di bombardamenti e di operazioni militari, non è riuscita a sconfiggere l’ISIS e le altre formazioni armate.
Oggi l’ISIS controlla metà della Siria e un terzo dell’Iraq: un territorio di circa 95.000 chilometri quadrati (poco più grande dell’Ungheria); le sue roccaforti sono Deir al Zour e Raqqa (la capitale) e tiene sotto assedio le città di siriane di Hasakeh, Aleppo, Homs e Hama. (3) In Siria e in tutto il Vicino Oriente, gli Stati uniti e i loro alleati hanno favorito l’ascesa del “Califfato” e delle milizie takfiriste. Come questo sia avvenuto è bene ricordarlo.
– Gli Stati Uniti e i loro alleati sono intervenuti militarmente e politicamente in Iraq, in Libia e in Siria, determinando la caduta dei precedenti governi; il vuoto di potere che si è creato ha aperto le porte all’ascesa dell’estremismo settario.
– Gli Stati Uniti e i loro alleati hanno finto di combattere le truppe gihadiste e il “Califfato”. Nella guerra contro la Serbia, in due mesi e mezzo, il numero di attacchi aerei degli Stati Uniti, furono sei volte superiori a quelli compiuti in oltre un anno in Siria e Iraq contro il “Califfato” (4).
– Gli Stati Uniti e i loro alleati hanno fornito armi, munizioni e addestramento militare alle formazioni ostili a Bashar al Assad, senza preoccuparsi di che cosa fossero e cosa volessero. A dicembre 2014 il Presidente Obama aveva richiesto e ottenuto dal Congresso 500 milioni di dollari per addestrare ed equipaggiare 3000 ribelli “moderati” per combattere l’ISIS. Otto mesi dopo, dei 3.000 previsti per il 2015 solo 54 ribelli erano pronti a combattere. Attaccati da Jabhat al-Nusra, furono fatti prigionieri e ora combattono con al-Nusra. I 75 elementi del secondo gruppo si arresero spontaneamente ad al-Nusra, fornendo a quest’ultima sei camion di armi e di munizioni (5). I miliziani dei gruppi salafiti, qaedisti e dei Fratelli Musulmani che militano nell’Esercito della Conquista sono sostenuti dalla Turchia, dall’Arabia Saudita e dal Qatar. (6) Con l’inizio dei bombardamenti russi gli Stati Uniti non hanno cercato di cooperare con Mosca, ma hanno armato i ribelli anti Assad, con cinquanta tonnellate di munizioni e missili anticarro TOW, destinati a fermare l’offensiva di Damasco e coinvolgere la Russia in un conflitto estenuante come fu quello afghano (7). La coalizione a guida statunitense ha la forza per cancellare il Califfato e tutta la canaglia settaria; ma non vuole farlo, perché il suo obbiettivo è la sconfitta del regime di Damasco.
– La Turchia ha permesso che attraverso i suoi confini passassero migliaia di volontari destinati a ingrossare le truppe del “Califfato” e le milizie settarie; oppure, che prosperasse il contrabbando di petrolio e di reperti archeologici, con i quali l’ISIS si finanzia.
– La Siria, alleata di Mosca e dell’Iran, impedisce agli Stati Uniti di ottenere il controllo del Vicino Oriente.
– La Siria ostacola le ambizioni di potenza regionale della Turchia (la politica “neottomana” di Ahmet Davutoglu).
– La Siria è schierata con la Repubblica Islamica dell’Iran e quindi ostacola il tentativo dell’Arabia Saudita e
del Qatar di imporre l’egemonia wahhabita nel mondo mussulmano.
– La Siria rifiuta il progetto del Qatar di portare in Turchia il gas proveniente dal giacimento South Pars/North Dome (il più grande giacimento di gas del mondo condiviso tra Iran e Qatar). Damasco, in accordo con la Russia e con l’Iran, vuole che lo sbocco del gasdotto sia la costa siriana e dal fondo del Mediterraneo raggiunga l’Europa attraverso la Grecia (8). Questo permette alla Siria di occupare una posizione di forza nel flusso del gas che alimenta l’Europa e di escludere la nemica Turchia dal passaggio del gasdotto.
Ankara, oltre che abbattere il regime di Damasco, vuole impedire la nascita di uno Stato curdo (Kurdistan) tra Turchia, Siria, Iraq e Iran; per questo motivo l’aviazione turca, teoricamente impiegata nella lotta al “Califfato”, bombarda i Curdi.
Israele ha approfittato della crisi siriana per colpire le postazioni di Hezbollah sul Golan; ma non ha voluto farsi coinvolgere in una guerra che potrebbe costargli cara. Per Israele, il “Califfato” e l’eterogenea galassia del terrorismo settario non sono certo un pericolo, ma un sostegno nella guerra contro l’Asse della resistenza e il regime di Damasco. Infatti, i principali nemici di Israele rimangono Hamas, Hezbollah e l’Iran, come dimostra l’attuale intifada palestinese. Discorso analogo vale per il “Califfato” e l’eterogenea galassia del terrorismo (al-Qaida compresa); il loro nemico non è Israele, che ancora non hanno ancora colpito, ma l’Islam ortodosso (sunnita e sciita), i governi “laici” dell’Africa e dell’Asia, le minoranze religiose presenti nei Paesi musulmani e infine l’Europa, che vorrebbero destabilizzare con attentati terroristici e con rivolte.
L’intervento russo ha colto di sorpresa il mondo intero. Le dichiarazioni degli Stati Uniti e dei loro alleati superano i limiti del buon senso e della decenza. Feroci pagliacci che fingendo di combattere il terrorismo e la dittatura, hanno creato il caos nel Vicino Oriente e in Libia. Non soddisfatti di tutto questo, criticano la Russia che il terrorismo lo combatte veramente.
Dichiara Michael Fallon ministro della difesa britannico: «La Russia sta rendendo molto più pericolosa una situazione già molto seria» (9). Sulla stessa linea l’Arabia Saudita, i cui ministri Mohammed bin Salman (Difesa) e Adel al-Jubeir (Esteri) avvertono che l’intervento russo: «avrà conseguenze pericolose», un allargamento del conflitto in tutto il Vicino Oriente (10). In verità, a compromettere la pace nel Vicino Oriente e nel Nordafrica non è stato l’intervento russo, ma la politica criminale e irresponsabile degli Stati Uniti e dei loro alleati.
Sostiene Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato: «La Russia deve cessare di sostenere il regime di Bashar al-Assad», perché l’intervento russo in Siria «non è un contributo positivo alla pace a lungo termine» (11), Il regime di Assad non può essere un partner nella lotta contro il Daesh (acronimo arabo di ISIS). Questo è quanto si legge nelle conclusioni del Consiglio Ue dedicate alla situazione in Siria (12). Chi dovrebbe sostenere la Russia? I gruppi settari sostenuti e tollerati dagli Stati Uniti e dai loro alleati? L’insignificante Esercito Libero Siriano (Free Syrian Army), che combatte per cacciare Assad e non gli eversori settari?
L’FSI conta circa 6.500 uomini, una forza politica e militare incapace di abbattere il regime di Damasco o di garantire l’ordine in Siria. Oggi la caduta di Assad creerebbe un vuoto di potere che trascinerebbe la Siria nel caos e consegnerebbe il Paese al settarismo salafita e wahhabita, come accaduto in Iraq e in Libia (13). Infatti, i ribelli “moderati” non combattono per sconfiggere l’ISIS e le formazioni analoghe, ma per abbattere il regime di Assad. Questo è quanto ha dichiarato il colonnello Riad al-Assad, comandante e fondatore del FSI: «Se vogliono l’esercito libero siriano dalla loro parte, devono darci garanzie sulla deposizione del regime di Assad e su un piano che includa i principi della rivoluzione» (14). Più forti e determinate dell’FSI sono le milizie curde, un esercito di circa 25.000 uomini, che in Iraq e in Siria resiste con coraggio all’avanzata del “Califfato”.
Afferma il portavoce del Dipartimento di Stato americano, John Kirby: «Oltre il 90% dei bombardamenti russi in Siria non sono contro i gihadisti dello stato islamico o di al-Qaida, ma contro gli oppositori di Assad» (15). Di quale opposizione parla Kirby? L’opposizione siriana è una galassia eterogenea di movimenti simili al “Califfato”.
I miliziani che la compongono sono spesso stranieri: il Fronte Islamico è una coalizione di sette gruppi armati di ispirazione salafita, circa 60.000 uomini, in maggioranza Siriani, sostenuti dall’Arabia Saudita e dalla Turchia; l’ISIS conta circa 5.000 uomini, in maggioranza stranieri; il Fronte al-Nusra, l’Al-Qaeda siriana, conta circa 20.000 uomini, in prevalenza stranieri; circa 15.000 sono i miliziani della Brigata Ahfad al-Rasul, sostenuti dal Qatar (16).
Dichiara il ministro degli esteri Gentiloni: «La transizione politica per noi deve portare a un’uscita di Assad» (17). Il rappresentante di un governo privo di autorevolezza e di dignità può solo ripetere quanto deciso da governi stranieri (Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia) o da organismi sovranazionali come la Troika (B.C.E., F.M.I. e Commissione Europea). Politiche decise da “altri” che andranno a ripercuotersi negativamente sulla nostra situazione politica ed economica: la destabilizzazione della Libia, le sanzioni inflitte alla Russia, le politiche di austerità imposte dalla Troika, la caduta di Berlusconi decisa dalle agenzie di “rating” a suon di “spread”.
Sullo sfondo, una massa d’imbecilli che festeggia Halloween, s’ingozza nei “fast food” di Mc Donalds, insudicia la propria lingua con inutili anglicismi e il 25 aprile s’illude di essere “libera” e “sovrana”. I nostri marò rimangono in India perché un governo di amebe non riesce a garantir loro un giusto processo.
La Nato e i suoi alleati non ci spiegano chi governerà la Siria senza Assad; oggi l’unica forza pronta a sostituirlo sono i settari che lo combattono. Se a sostituire il “leone di Damasco” sarà questa canaglia, avremo una nuova Libia e un altro Iraq; il popolo siriano cadrà dalla padella alla brace. Per questo motivo, è necessario liberare il Paese dalla canaglia settaria e poi svolgere nuove elezioni, destinate a stabilire se Assad dovrà restare al potere o chi dovrà sostituirlo. Il futuro della Siria deve essere deciso solo dal popolo siriano e non da potenze straniere.
Gli Stati Uniti non hanno a cuore il destino della Siria e nemmeno vogliono sconfiggere i terroristi; la loro ossessione è sostituire Assad con un loro fantoccio. Putin sarà ricordato per i meriti di statista, Obama per il colore della pelle.
L’invio di truppe americane in Siria promesso da Obama e l’intensificarsi delle operazioni militari della coalizione avrà effetti disastrosi, se non sarà coordinato con il governo di Damasco e con il comando russo. Il rischio è che le truppe della coalizione si scontrino con quelle russe (vedi le violazioni dello spazio aereo turco da parte dell’aviazione russa) o che Damasco interpreti l’intervento della coalizione come un’invasione, visti i precedenti non avrebbe torto.
Gli Stati Uniti e i loro alleati combatteranno il “Califfato” e le milizie gihadiste solo quando queste metteranno in pericolo i loro interessi, la sicurezza o il prestigio internazionale (come sta accadendo con gli Stati Uniti in Siria); oppure trasformeranno la lotta all’ISIS in uno strumento di consenso elettorale (come ha fatto Sarkozy con la Libia). Fino allora la canaglia settaria sarà libera di massacrare, stuprare e schiavizzare Musulmani e Cristiani, Yazidi e Curdi, Siriani e Iracheni; di distruggere monumenti e reperti archeologici d’inestimabile valore, di portare il terrorismo in Europa.
Il 31 ottobre esplode sul cielo del Sinai un aereo civile russo, un Airbus A321 della compagnia russa Metrojet; le vittime sono 224, tra cui 17 bambini. L’ipotesi più probabile è che si tratti di un attentato dell’Isis, attuato da un terrorista suicida o tramite una valigia bomba. Questi sono i costi che la Russia sta pagando nell’eroica guerra contro la canaglia settaria. Una guerra di civiltà che gli Stati Uniti e i loro alleati non hanno la dignità e la volontà di combattere.
NOTE
1) Sputnik news: In Siria raid russi efficaci, distrutto in pochi giorni il 40% del potenziale di ISIS”. In:http://it.sputniknews.com/ 7.10.2015.
2) Siria, quattro anni di guerra: 215 mila morti, 66 mila civili. Kerry: «Ora negoziare con Assad». In: http://www.repubblica.it/ 15.3.2015.
3) Daniele Mastrogiacomo e Alfonso Desiderio: Califfato e Kurdistan tra Iraq e Siria. Stato Islamico e curdi cancellano i confini. In: http://www.repubblica.it 25.6.2015
4) Mirko Molteni: Siria: Occidente incerto, la Russia prende il timone. In:http://it.sputniknews.com 4.10.2015
5) Pietro Orizio: Lo “RPG-gate” e il fallimento dei ribelli moderati siriani. In: http://www.analisidifesa.it 3.10.2015
6) I russi attaccano, dagli USA stop al training dei ribelli siriani, 10.10.2015. In: http://www.analisidifesa.it
7) Siria: Le truppe di Assad avanzano nel nord ovest. In: http://www.analisidifesa.it/ 13.10.2015.
8) F. William Engdahl: La Russia punta al petrolio della Siria nel Mediterraneo orientale. In https://aurorasito.wordpress.com 21.1.2014.
9) Siria, Nato pronta a schierare forze in Turchia se necessario. In: http://www.repubblica.it 8.10. 2015.
10) Raffaello Binelli: Dagli USA 50 tonnellate di munizioni anti Assad. In: http://www.ilgiornale.it/ 12.10.2015.
11) La Repubblica 8.10.15 In: http://www.repubblica.it/ultimora/24ore/nazionale/news-dettaglio/4603614
12) Siria, Nato pronta a schierare forze in Turchia se necessario. In: http://www.repubblica.it 8.10. 2015.
13) L’Atlante dell’Esercito Libero Siriano brigata per brigata. In: http://www.limesonline.it 4.5.2012.
14) ISIS, ribelli siriani: «Non entriamo nella coalizione se Usa non combattono Assad». In: http://www.ilfattoquotidiano.it/ 13.9.2014.
15) Siria, la Nato avverte la Russia: «Pronti a intervenire in difesa della Turchia». In: http://www.ilmessaggero.it/ 8.10.2015.
16) Organizzazioni e gruppi armati nella guerra civile siriana. In:https://it.wikipedia.org/wiki/Organizzazioni_e_gruppi_armati_nella_guerra_civile_siriana#Stato_Islamico_dell.27Iraq_e_Levante_.28ISIL.29 (ultima visita 22.10.2015)
17 ) http://www.firstonline.info/a/2015/10/30/siria-gentiloni-si-a-transizione-inevitabile-uscit/15e96597-e612-481e-a3fd-d5ec08e69ff1